La tavola, lo stile, la mise en place nei secoli è cambiata, ma il significato della convivialità resta immutato da millenni
Cosa facevano i romani
Oggi si richiede di stare dritti a tavola, guai a “stravaccarsi” figuriamoci a stendersi. Eppure gli antichi romani consumavano i pasti distesi sul triclinio. Per loro la tavola però non voleva dire solo nutrirsi, manifestavano con l’allestimento la loro ricchezza in un rituale collettivo durante il quale rafforzano i vincoli sociali. Infatti le relazioni nell’antica Roma si costruivano nelle occasioni pubbliche e ufficiali ma anche durante le cene. Fin dall’antichità il cibo è stato un fatto culturale, con l’allestimento del banchetto si mostra agli altri lo status
Come si comportavano i nobili
Nei secoli successivi per le classi elevate la tavola era motivo di conversazione, parlare di affari, fare alleanze , il cibo era solo un pretesto. Un nobile non arrivava mai affamato ad un banchetto.
Si legge che tra i nobili c’era l’abitudine di riunire per le feste, una volta l’anno, la servitù offrendo un ricco pasto e il “signore” dava inzio al pranzo augurando “buon appetito” aprendo così la possibilità ai propri servi di abbuffarsi.
In pratica augurava ai suoi commensalì una “Buona abbuffata!” sottolineando così come loro non potessero permettersi, nella vita di tutti i giorni , pranzi così abbondanti. Quindi la frase buon appettito assume un connotazione elitaria una specie di lasciapassare ad ingozzarsi senza ritegno
Non è elegante ingozzarsi come un tacchino
Ricordiamo, come detto prima, che i nobili stavano a tavola per consolidare rapporti e affari, che un nobile non arrivava affamato ad un pranzo, tanto più le sgnore e, a questo proposito ricordo un colloquio micidiale tra Mumy e Rossella O’ Hara nel film Via con il vento spezzone noto con la didascalia “per dindirindina.” Mumy raccomanda alla sua pupilla: se a te non interessa avere una buona reputazione a me si, una vera dama in pubblico mangia poco, come un uccellino e non sta bene ingozzarsi e riempirsi come un tacchino” Mumy docet , ma ricordo che anche mia nonna suggeriva, quando si era ospiti, di non arrivare a tavola affamati.
Perchè non si deve dire buon appetito
Quindi la sintesi vorrebbe significare che a tavola bisogna essere parchi e non è il caso di ugurare “Buon appetito” si presume che non si abbia bisogno dell’invito a pranzo per abbuffarvi, augurandolo affendereste l’ospite,
Detto questo, in un contesto informale non sentitevi in colpa se vi scappa un “ buonappetito” , sempre meglio di niente e cominciare a mangiare senza alcun cenno agli altri commensali. In un pranzo formale evitatelo, in alternativa fate un sorriso o un grazioso auguro di un piacevole pranzo, se proprio volete dire qualcosa
foto banchetto antichi romani dal vicenza today
dal web e dal film il gattopardo