Qualche giorno fa ho pubblicato un post su Instagram che ha avuto motissimi commenti, tutte le risposteì, esclusivamente di genere femminile, auspicavano di ricevere gentilezze dagli uomini e sottolineavano l’importanza dell’educazione da parte delle mamme. Vi trascrivo il post e poi qualche riflessione a ruota libera.
Il post su Instagram
Una donna può essere libera, indipendente, senza rinunciare ai piccoli gesti di buone maniere da parte di un uomo. Mio marito mi versa il vino a tavola, mi apre la portiera, entra per primo al ristorante e mi tiene aperta la porta per farmi accedere, non alza mai la voce, mi cede sempre il passo, mi offre il braccio quando scendo le scale, mi manda dei fiori, non è incline al turpiloquio. Sono tanti i gesti che lo rendono un uomo attento al galateo e alle buone maniere. Da parte mia non ho mai ricusato ogni sua piccola attenzione, sono figlia della generazione del femminismo, ma ho acquisito la consapevolezza che sono altre le cose che fanno la parità: la retribuzione sul lavoro, spezzare il soffitto di cristallo per la carriera, il rispetto sul lavoro, in famiglia, la valorizzazione dell’essere donna. Non denigrate un uomo che vi apre la porta come ho visto fare, ringraziatelo, le conquiste sono altre.
Il galateo è un concetto superato?
Detto questo il galateo è un concetto superato? Possono convivere cavalleria e femminismo? Ma quando parlo di femminismo e pari opportunità credo di farlo in maniera impropria, non sono la gentilezza il garbo, le buone maniere a soffocare la parità di genere. La vessazione che subiamo noi donne ha radici ataviche, una sopraffazione che forse parte dall’abolizione della “dea madre” scippataci circa cinquemila anni addietro. L’incardinamento di religioni monoteiste, una religione cattolica che ha dato un colpo ferale attribuendo la creazione a un dio di sesso maschile e la procreazione a una vergine.
Che fine farà il cavalier servente?
Rivendicare i ruoli, il diritto all’indipendenza, la parità di retribuzione può ancora convivere con un ruolo di cavalier servente e la donna il sesso debole che va protetta difesa, accudita? Eppure alle donne fa piacere ricevere certe attenzioni, possiamo vivere serenamente la dicotomia con il fatto che il giorno siamo al lavoro con il coltello fra i denti?
Per onestà io dico che al lavoro non mi voglio sentire accudita, protetta, è un atteggiamento tossico che può scivolare nel sessismo e inevitabilemente riportare in auge stereotipi che ormai ci stanno stretti.
L’importanza della cortesia
Io credo che dobbiamo mutare il c.d galateo in cortesia, attenzione per l’altro; quindi non mi sento offesa né sottavalutata se tu uomo mi apri la portiera o mi aiuti a mettere il cappotto e se io ho una situazione economica privilegiata, rispetto a lui, pago la cena senza ledere la sua dignità di uomo. Posso accettare che mi serva il vino, mi apra lo sportello e mi ceda il passo davanti ad una porta aperta, sono una donna consapevole e non sarà questo a ledere la parità di genere. So che mi fai delle cortesie, non scaturite dal dovere ma dal piacere di farlo. Sei consapevole che per continuare il genere umano per nove mesi sarò limitata nei movimenti, dovrò essere cauta per custodire una vita, sarò più vulnerabile e debole e se tu mi proteggi fai il bene comune.
Il ruolo delle mamme
Dovremmo imparare a pensare che la cortesia non è un trattamento di favore, ma un gesto un modo di rapportarsi, con il quale io stessa posso ricambiare in maniera amabile senza sentirmi menomata, senza umiliare la tua virilità.
Alla base sono convinta c’è il ruolo dell’educazione in famiglia, delle madri che devono somministrare ia figli e alle figlie nuovi ruoli che non siano più sessisti, dove la cortesia non è un dovere ma un gesto naturale di reciproca attenzione. So che le giovani donne hanno delle riserve, datemi il vostro contribuo se vi fa piacere, ne farò tesoro. Grazie.