Non mi serve la festa dei nonni per ricordarli, ogni giorno, per un motivo o l’altro, ricordo i mie nonni. Ma a mia nonna Lucia, in particolare, dedico pensieri costanti. Donna all’antica, tradizionale, aveva però un modo tutto suo di vedere e impartire lezioni di vita. Mi ha insegnato a leggere prima ancora che io andassi a scuola, su un suo libro e un vecchio vocabolario. Lei sapeva leggere e scrivere, era stata educata in collegio dalle suore, mi ha istruita anche a far le somme insegnandomi a giocare a scopa. Contare i punti era un modo per imparare i numeri. Ricordo pomeriggi, dopo merenda a base di pane vino e zucchero o il “pozzetto” con pomodoro e olio, giocavamo a carte, aspettando l’ora di preparare la cena.
Anche mia nonna era ipercinetica
Era una donna attivissima, mai in ozio, teneva nella tasca del vestito di casa un gomitolo di cotone e l’uncinetto – per fare le “roselle” della tradizionale coperta di “corredo”, che ancora custodisco con grande amore – Ci ha lavorato tanto tempo e, anche quando aspettava che bollisse l’acqua della pasta, non stava in ozio, faceva qualche giro di uncinetto. Di lei custodisco ancora lenzuola ricamate, biancheria, e “centrini” come nella migliore tradizione di corredo siciliano. Mi ha insegnato a cucinare, pulire la casa, e alle mie proteste mi ammoniva “cu non sapi fari non sapi cumannari”.
Mia nonna e il vino
La domenica preparava il dolce che veniva accompagnato con dello zibibbo che mia nonna mi faceva bere. A tavola mi davano un dito di vino allungato con l’acqua. Io protestavo lo volevo senz’acqua, e se qualcuno della famiglia pensava di avere maggiore liberalità, mia nonna guardava torva e metteva tutti a tacere.
Mio nonno il ballerino
Anche mio nonno Ernesto ha un posto speciale nel mio cuore. Una vita dinamica, sapeva suonare vari strumenti musicali ma con mandolino incantava. Ha avuto una vita scapestrata, amante delle belle cose.
Mio nonno mi ha insegnato a ballare, giocare a briscola, cucinare lo stoccafisso, una sua ricetta particolare a “Sticchiu I Parrinu” non so cosa c’entra l’organo del prete declinato al femminile, ma il nome è questo, perdonate la licenza. Quando ho imparato a cucinarlo mio nonno, una volta la settimana, mi dava cinquecento lire d’argento per preparaglielo.
I nonni sono preziosi, non sprechiamoli https://bit.ly/2mOrw94
Lasciano ricordi indelebili. Ci accompagnano nell’universo della nostra storia, nella profondità degli affetti, sono la nostra memoria storica, ci chiedono di non abbandonarli alla solitudine, all’oblio, loro ci danno amore incommensurabile, sempre.
E ricordando le parole di Papa Francesco: «La vecchiaia è la sede della sapienza della vita». Della sapienza, ma anche dell’aiuto concreto, e insostituibile, alle nuove generazioni. Io aspetto di diventare nonna, ho tanti progetti!