Violenze finanziarie alle donne fra inconsapevolezza e sindrone dell’impostore
Si è tenuto a marzo presso la prestigiosa sede della Banca d’Italia di Firenze, un interessante convegno sul tema delle violenze finanziarie alle donne. La Banca d’Italia ha promosso un progetto formativo quale strumento di prevenzione alla violenza economica, che le aiuti a conoscere il mondo finanziario e avvicinarsi senza preoccupazioni e incertezze; l’argomento purtroppo dalle donne è ritenuto complesso e articolato.
Il progetto della Banca d’Italia
Pubblico il link del progetto della banca “Le donne contano” https://economiapertutti.bancaditalia.it/progetti-educativi/donne-contano/?dotcache=refresh Il convegno è stato aperto dal Direttore Vito Barone che, portando i suoi saluti, ha introdotto il tema condividendo le sue esperienze personali e manifestando con questa iniziativa la vicinanza alle donne.
Chi c’era?
All’iniziativa ha partecipato un folto pubblico, la sala era gremita di donne di ogni età, comprese giovanissime studentesse, alle quali sono rivolte le speranze di un futuro più sereno, anche tramite scelte finanziarie consapevoli.
I temi sono stati trattati da un colto parterre di relatrici: Avv. Alessandra Perazzelli, VD Generale della Banca d’Italia, Magda Bianco Capo dipartimento tutela clientela ed educazione finanziaria della Banca d’Italia, Prof.ssa Franca Maria Alacevic Professore Onorario di Sociologia processi economici e lavoro UniFI, Adele D’Elia avvocato cassazionista Foro di Firenze.
Come si manifesta la violenza finanziaria
Quando pensiamo alla violenza alle donne immaginiamo abusi, percosse, femminicidio; le vessazioni economiche sono meno conosciute rispetto ad altre tipologie di abusi e maltrattamenti. Il fenomeno non è individuabile facilmente, è subdolo, sottile, con fini manovre che fanno leva sulla sensibilità e l’affezione della donna. Questa violenza si manifesta in tanti modi: negazione di autonomia nella gestione delle risorse finanziarie della famiglia, controllo delle spese quotidiane, dover rendicontare al partner come si sono spesi i soldi , anche esibendo scontrini, ricevute o estratti conto. Ci sono poi quei casi dove moglie, madri, figlie, sorelle, firmano inconsapevolmente documenti capestro, fideiussioni, acquisiscono cariche di amministratore, spesso irretite da rapporti insani, manipolate con la frase melliflua “fallo per noi”, restando spesso invischiate in affari poco chiari e poi magari lasciate con debiti e responsabilità.
La tabella mostra l’Italia al primo posto in Europa 21,5% dato dipendenza finanziaria donne.
Cara stiamo vicini vicini!
Ci sono poi casi di uomini che, approfittando della fiducia della compagna, la invitano a lasciare il proprio lavoro, sbandierando un miglioramento economico, la necessità di averla accanto per aiutare l’azienda di famiglia. Questo vuole dire che la compagna lavorerà più di qualche altra risorsa, senza compenso e senza copertura previdenziale utile alla pensione. L’avv. Adele De Lia, ha raccontato casi di vita vissuta che sono agli atti dell’attività forense: il marito che abbandona la moglie per l’avvenente giovane segretaria, mettendola in condizione di andarsene da casa in quanto lui all’acquisto, l’aveva intestata solo a se stesso, usando però i denari accantonati dal lavoro comune. Situazione che fanno ritrovare le donne sole, senza reddito, senza copertura finanziaria che garantisca un’esistenza decorosa per loro stesse e i figli.
Le modalità di violenza finanziaria sono variegate
Il fenomeno riguarda in particolare la sfera familiare e di coppia e si esplicita in comportamenti volti a impedire l’indipendenza economica e finanziaria, al fine di imporre un controllo indiretto ma estremamente incisivo sulla donna. Sono vessazioni sommerse anche le vittime faticano a riconoscerle come vera e propria violenza a causa di comportamenti ancora oggi culturalmente giustificati ( l’accettazione dell’uomo a detenere il controllo economico) diffuso in tutte le tipologie di coppie e fasce di reddito.
Altre forme di vessazione finanziaria
Abbiamo imposizione di privazioni economiche, l’accumulo di debiti a nome della donna, sabotaggio lavorativo, il rifiuto di contribuire alle spese comuni in famiglia o la mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento rendono la donna estremamente vulnerabile. Vedi la tabella di altri comportamenti di violenza economica
Le donne contano il sistema non conta su di loro.
Le donne che gestiscono le entrate familiari usualmente sono più oculate e risparmiatrici e pensano anche al futuro dei figli. Quando il linguaggio finanziario si alza di livello donna intimorita tende a prendere le distanze. Infatti le donne hanno una percezione del mondo finanziario ritenuto: antipatico, rischioso, ostile, pericoloso.
Il provvedimento legislativo sulle pari opportunità non è sufficiente; le donne “contano”, quindi le normative andrebbero rivisitate quale problema economico, con ricadute sulle scelte programmatiche di un welfare che tenga conto di un’offerta di cura dei figli, potenziando i servizi dedicati, senza dover mettere così in condizione la donna di dover scegliere tra lavoro e maternità.
La donna è una risorsa preziosa; uno studio Consob rivela che la presenza di un 17-20% di donne nei board aumenta le perfomance aziendali. (vedi articolo) di AlessiaGozzi sul Quotidiano Nazionale del 12 marzo 2019
Soffitto di cristallo e sindrome dell’impostore
La scelta legislativa delle quote rosa, che non piace a chi qui scrive, al momento è il solo modo per cambiare la struttura piramidale; ai posti di comando però la maggioranza è sempre maschile. Succede però che quando una donna infrange il famoso “soffitto di cristallo” e assurge a posizioni lavorative alte, serpeggia in lei quello che viene definita “la sindrome dell’impostore”.
La donna genera meno conflittualità, si sente inadeguata, si preoccupa della carenza di competenze, diciamo però che, in molti casi però, non inalbera quell’atteggiamento tronfio e supponente facendo trapelare un pensiero non tanto recondito “ ho fatto carriera”
Perché le donne sono meno pagate degli uomini?
Le ragazze hanno paura di sbagliare e sono meno competitive, forse è questo il substrato per quel divario retributivo di genere (gender pay) la differenza tra il compenso medio annuale percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini; le donne infatti hanno reticenza a rivendicare salari adeguati al ruolo e alla competenze.
Il denaro è un argomento tabù in tutti i sensi. Io che mi occupo di buone maniere, ripeto spesso durante le mie lezioni di galateo che uno degli argomenti vietati a tavola è parlare di soldi. Questo limite persiste nelle famiglie, raramente se ne parla serenamente, forse solo per lamentarne la mancanza. Diversamente un rapporto più chiaro e sereno delineerebbe l’importanza di un reddito personale, prima di tutto per “provvedere a se stesse”
Compito delle Istituzioni Scuola Famiglia
Sono le Istituzioni, la scuola che con nuove modalità di insegnamento, dovranno impartire nuove modalità di insegnamento e un nuovo modello di approccio al denaro. Il tema è sentito ed è stato molto dibattuto, anche dal pubblico presente in sala
Nei contesti dell’insegnamento, sarà necessaria un ribaltamento delle modalità di somministrazione dei livelli di istruzione. Pertanto l’educatore dovrà essere lui stesso formato per acquisire le modalità necessarie ad un nuovo metodo di percorso formativo. Gli insegnanti dovranno traghettare gli allievi in una nuova realtà, di pari opportunità, senza discriminazioni di genere, un ambiente sociale che tenga conto delle nuove esigenze, che rivisiti pregiudizi, stereotipi, etica, senso della vita.
La scuola deve rinnovarsi
Non si tratta di un ribaltone ma è necessario traghettare gli allievi in una nuova direzione, che orienti le loro scelte di vita, la transizione verso il lavoro; si somministreranno con l’insegnamento conoscenze e competenze utili a formare un substrato di autentica consapevolezza di se stessi e del proprio valore, ripeto senza discriminazioni di genere. Sull’argomento formativo dei docenti è intervenuta, quale insigne ospite la prof.ssa Vanna Boffo – Professore Ordinario in Pedagogia e sociale presso l’Università di Firenze Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia (FORLILPSI)- che ha manifestato compiutamente e con convinzione, il suo pensiero in tema aggiornamento formativo per gli educatori, che dovrà essere indirizzato in modo particolare agli insegnanti delle scuole secondarie.
Chi dice che le donne non amano la matematica e non sono abili con i macchinari?
L’argomento del convegno mi ha veramente coinvolta, ho voluto approfondire gli aspetti anche sotto il profilo scientifico. Purtroppo alcuni scienziati ancora sostengono che la donna generalmente è meno abile in matematica e in tutto ciò che comprende il funzionamento di sistemi di automazione, auto, computer, in quanto il cervello è strutturalmente diverso da quello degli uomini.
L’affermazione genera varie perplessità, non c’è però uno studio oggettivo che dimostri tale differenza biologica.
Diversamente la neuroscienziata @MichelaMatteoli ritiene che le somiglianze di genere siano superiori alle differenze egli stereotipi duri a morire, e ha affermato “uomini e donne, in realtà, da un punto di vista cerebrale si somigliano moltissimo. Le differenze strutturali -l’hardware, per dirlo con un termine informatico- sono estremamente rare. La vera differenza è nel software, ovvero nel modo in cui il cervello risponde agli stimoli esterni durante tutto il periodo di sviluppo. Differenze che non si traducono affatto nella genesi dei classici stereotipi che conosciamo da decenni ma che sono prevalentemente alla base di una maggiore o minore suscettibilità ad alcune malattie. “ quanto riportato in corsivo è stato ripreso dalla presentazione di Science for Peace and Health dell’11 novembre 2022 sul tema Cervello e differenze di genere: siamo così “diversi”? https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/neuroscienze/cervello-e-differenze-di-genere-siamo-cosi-diversi
Un lungo cammino ci aspetta
Il cammino è lungo i propositi e le idee sono tante, da parte mia sostengo che per arginare ogni forma di violenza alla base ci deve essere anche una incisiva educazione familiare, fin dalla culla, impartendo ai figli il rispetto per le donne, impartendo alle figlie il rispetto per se stesse.
A corredo di tutto poi una buona cultura finanziaria di base che aiuti a stabilire un rapporto sano e consapevole con il denaro: ” Non firmare se non hai capito” non accettare nulla se non ti sono chiari tutti i risvolti e le implicazioni. Questi sono tra i primi consigli dell’educazione finanziaria. Un grazie alla Banca d’Italia per questa importante iniziativa che mi ha drto spunti e stimoli di riflessione e approfondimento. E ricordate : “I soldi possono creare divisioni anche tra parenti affini.” (Lucio Anneo Seneca)